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SFRUTTAMENTO DEL LAVORO A NOVARA

Nei giorni scorsi la polizia di Stato di Novara ha compiuto una maxi operazione nell’ambito di un’articolata indagine svolta sotto la direzione della Procura della Repubblica di Novara, per contrastare odiosi reati contro la persona e gravissime forme di sfruttamento lavorativo. Tre le ordinanze cautelari emesse dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Novara, nei confronti di due cittadini pakistani, I. A. e T. U., rispettivamente di 32 e 44 e anni, con velleità imprenditoriali, ma soprattutto di un italiano, C. A., di 44 anni, ritenuto la mente del gruppo, un “colletto bianco”, con a proprio carico precedenti penali e di polizia, anche di natura societaria, e coinvolto processualmente in una delle più atroci vicende di cronaca nera accaduta in questa provincia. Ai lavoratori veniva corrisposta una retribuzione palesemente sproporzionata alla quantità del lavoro prestato; i malcapitati erano costretti a lavorare anche per diciassette ore al giorno, e retribuiti per meno di due euro all’ora, senza i più elementari presidi di protezione individuale, e costretti a dormire in condizioni di sovraffollamento e promiscuità, finanche in un periodo come quello attuale caratterizzato dal rischio di diffusione epidemiologica da Covid-19 posto che, per consentire la collocazione di sufficienti posti letto nelle stanze a ciò dedicate, erano allestiti soprattutto letti matrimoniali. Nel corso dell’indagine ci si è trovati di fronte a persone prive di mezzi alternativi di sussistenza e, pertanto, in stato di bisogno oggettivo; reclutati dall’estero o da diverse zone d’Italia e condotti a Novara dove erano costretti a vivere in condizioni precarie. Da questo capoluogo venivano portati a lavorare in lontane località del Piemonte, della Valle D’Aosta, della Liguria e della Lombardia, a bordo di furgoni obsoleti e spesso fatiscenti, scaricati in vari punti delle città, e costretti, a piedi, distribuire migliaia di volantini, anche in presenza di avverse condizioni climatiche senza l’uso dei dispositivi di protezione individuale come le pettorine. Nonostante il concetto di caporalato sia prevalentemente associato alle grave forme di sfruttamento diffuse nelle campagne del meridione, l’indagine svolta dagli uomini della Questura di Novara, ha portato alla luce l’esistenza di gravissime forme di sfruttamento “in ambiente urbano” non meno rilevanti, per intensità e per dimensione, di quello delle campagne. Quella di cui parliamo, è la più importante operazione in materia di caporalato in questa provincia ed è stata adempiuta con la massima professionalità e partecipazione al fine di garantire a tutti i lavoratori, siano essi italiani o stranieri, manovali o professionisti, giovani alle prime esperienze od individui non ancora pensionabili con difficoltà di reintegrazione nel mondo del lavoro, condizioni di vita dignitose e la speranza di un futuro migliore.

17-12-2021 21:01 | Novara

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